La SD CINEMATOGRAFICA nasce nel 1961 come società di produzione televisiva. Dalla sua costituzione collabora prevalentemente con RAI e con le principali televisioni del mondo per la produzione di Film, Varieta', Documentari scientifici e culturali. Da alcuni anni ha focalizzato la sua produzione sul documentario (naturalistico, scientifico e storico) raggiungendo livelli altissimi che le hanno permesso di annoverare tra i propri clienti National Geographic Channels, Discovery Channels, TF1, ARTE, NHK, TSR, ARD/BR, PBS, ZDF oltre a RAI e Mediaset. Molti documentari hanno vinto importanti premi internazionali ai maggiori Festivals, tra cui una nomination all'Oscar, una agli Emmy ed una al Festival di Banff. Ad oggi la SD Cinematografica ha al suo attivo più di 800 ore di programmi. [abs]
REGIA
PRODUZIONE
DURATA
VERSIONI
FORMATO
Aldo Pedretti
Visualcommunication
25 min.
HD
Yowalì, uno tra gli indios protagonisti del documentario, ci mostra con orgoglio le piume e le pitture corporali e ci dice: “Tutti questi ornamenti fanno parte della nostra cultura, ma ora siamo molto preoccupati per i nostri figli, i nostri nipoti”. Un altro indios Yokuali aggiunge: “Noi abbiamo bisogno di appoggio. Abbiamo una grande cultura, forte, oggi la stiamo perdendo perché ai Bianchi non interessa”.
Queste sono le premesse del documentario che racconta la vita degli Enawenè, un popolo indigeno di 600 individui che vive nella foresta pluviale del Mato Grosso. Ci portano a visitare il villaggio, le loro case e ci raccontano dei rituali scanditi dal calendario della pesca e dei raccolti. Non mangiando carne rossa il pesce è la loro unica fonte proteica. Da quando però i piani di sviluppo governativi hanno previsto la costruzione di centrali idroelettriche in questi territori, i fiumi dove loro abitualmente pescano sono sempre più inquinati e il passaggio dei pesci subisce deviazioni.
Anche la deforestazione attorno al Rio Juruena, principale fonte di vita per gli Enawenè sembra ormai inarrestabile. Vengono bruciati e rasi al suolo ettari ed ettari di foresta per dare spazio a coltivazioni destinate all’agricoltura meccanizzata e a fattorie di animali di cui l’uomo civilizzato ha sempre più bisogno. Ivar Busatto, un coordinatore dell’Organizzazione Amazzonia Nativa in difesa della causa indigena, ci racconta cosa si dovrebbe fare per aiutarli. Gli Enawenè stanno vivendo un dramma epocale. Perdere le foreste in cui hanno vissuto i loro avi vuol dire per gli Enawenè perdere la propria cultura, i propri rituali, ritenuti dal governo brasiliano patrimonio nazionale.