LA NOSTRA STORIA

La SD CINEMATOGRAFICA nasce nel 1961 come società di produzione televisiva. Dalla sua costituzione collabora prevalentemente con RAI e con le principali televisioni del mondo per la produzione di Film, Varieta', Documentari scientifici e culturali. Da alcuni anni ha focalizzato la sua produzione sul documentario (naturalistico, scientifico e storico) raggiungendo livelli altissimi che le hanno permesso di annoverare tra i propri clienti National Geographic Channels, Discovery Channels, TF1, ARTE, NHK, TSR, ARD/BR, PBS, ZDF oltre a RAI e Mediaset. Molti documentari hanno vinto importanti premi internazionali ai maggiori Festivals, tra cui una nomination all'Oscar, una agli Emmy ed una al Festival di Banff. Ad oggi la SD Cinematografica ha al suo attivo più di 800 ore di programmi. [abs]

I NOSTRI CONTATTI

REGIA

PRODUZIONE

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Luzia Schmid

Coproduzione EIKON Media, Rundfunk Berlin-Brandenburg, Westdeutscher Rundfunk, SD CINEMATOGRAFICA

106 min / 52 min

HD

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Verso la fine della Seconda guerra mondiale, per la prima volta nella Storia, le donne – giornaliste e fotografe – ricevono l’autorizzazione a realizzare reportage dal fronte. Le corrispondenti Martha Gellhorn, Margaret Bourke-White e Lee Miller si incontrano nelle città bombardate, assistono alla liberazione dei campi di concentramento, raccontano e mostrano la Germania sconfitta e liberata, portando un inedito e personale sguardo femminile sulla guerra.


NOTA AL FILM Tre donne americane furono fotoreporter ufficiali sul fronte europeo: Martha Gellhorn (1908-1998), moglie di Ernest Hemingway dal 1940 al 1945 e amica di Eleanor Roosevelt; Margaret Bourke-White (1904-1971), che era stata un’altra delle grandi fotografe del New Deal; e Lee Miller (1907-1977), ex compagna di Man Ray e legata alle avanguardie artistiche. La Regista, Luzia Schmid, ricostruisce tre vite parallele attingendo a materiale spesso inedito, di grandissima drammaticità e qualità visiva, che riguarda soprattutto la liberazione dei lager di Ravensbrück, Buchenwald e Dachau, e la sconfitta della Germania. Fu un’esperienza che segnò profondamente tutte e tre; ma è stato grazie anche al loro occhio che l’Occidente ha cominciato a percepire la guerra in modo diverso, senza retorica maschilista: come una tragedia.

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